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Alpha, un racconto sulla perdita tra il marmo e la bufera

2025-09-29 13:02

Eleonora Ceccarelli

Alpha, un racconto sulla perdita tra il marmo e la bufera

Con il suo terzo film, Alpha, Julia Ducournau racconta, attraverso il suo stile visionario, il trauma dellaperdita. Alpha (Melissa Boros) è una tredic

Con il suo terzo film, Alpha, Julia Ducournau racconta, attraverso il suo stile visionario, il trauma della
perdita. Alpha (Melissa Boros) è una tredicenne impetuosa come la bufera rossa che scorre nel suo
dna. Le radici della famiglia di sua madre sembrano legate a questo "demone" che attraversa la loro
vita, un vento vorticoso color ruggine che copre ogni cosa e persona e le trascina via. Il personaggio
della madre (Golshifteh Farahani) tenta con tutte le sue forze di opporsi a questa bufera che tenta di
sgretolare i suoi legami con Alpha e con suo fratello tossico Amin (un'irriconoscibile Tahar Rahim).
Intorno alle dinamiche personali dei tre protagonisti si muove silenzioso un virus che trasforma i corpi
di chi ne è colpito in marmi senza vita. Il film non si sofferma sull’ origine né sui motivi scientifici di questa
anomala trasformazione fisica, perché sostanzialmente è un film fortemente simbolico. Il marmo è la
morte, la fine di ogni impulso vitale. Al marmo si contrappone la forza leggera del vento polveroso che
avvolge il quartiere in cui vivono i nonni di Alpha, una bufera di polvere che sgretola tutto e ne
sancisce la perdita definitiva. Qui si radunano per una cena in famiglia i tre protagonisti, Alpha
sembra non appartenere a quel luogo. Né alla bufera né al marmo, resta sospesa tra queste due
forze come tra il passato e il presente. Amin e Alpha si spostano continuamente tra le due linee
temporali, giocando con la percezione della realtà dello spettatore. Mentre nella prima parte le due
dimensioni sono ben distinguibili dai raccordi di montaggio come nella sequenza delll'incipit con il
tatuaggio disegnato da Alpha bambina sul braccio dello zio costellato di buchi e lo stacco sull'ago del
tatuatore sul braccio di Alpha. Nella seconda metà del film passato e presente iniziano a confondersi,
resta la fotografia a dare le coordinate allo spettatore per orientarsi. Il presente riflette il colore freddo
del marmo, Alpha ad esempio è in scena come una presenza grigiastra mentre rivive il ricordo di sua
madre affianco a suo zio in un momento di crisi, il passato ha i colori caldi che richiamano il rosso
mattone della turbolenza vorticosa. Durante una festa, mentre è incosciente Alpha viene "marchiata"
con un tatuaggio, una lettera scarlatta, una A sgangherata che la porterà a essere temuta a scuola
come fonte di contagio del virus, che avviene attraverso lo scambio di sangue e saliva come per
l'AIDS. Non è un caso che il racconto si svolga tra gli anni '80 e '90. Se il tempo è connotato dalla
scelta dei costumi ai programmi trasmessi in TV, lo spazio è più vicino a quello di una favola nera. Del
tutto immaginario. A tratti sembra l'America dei motel dispersi nel nulla, altre volte la Parigi delle
banlieue. Alpha a scuola continua a terrorizzare tutti con il suo continuo sanguinare (dalla ferita al
braccio, dalla testa, dagli occhi), sintomo del suo essere viva, tutt'altro che pietra, resta ferma mentre
il resto viene travolto. La madre di Alpha è un medico, ogni giorno pronta a soccorre seppur invano i
contagiati, che arrivano metà uomini metà statue, ama profondamente Amin e non accetta di perderlo
quando viene colpito dal virus e quando sospetta che anche Alpha si sta ammalano tenta in tutti i
modi di salvarli entrambi. Tra il marmo e la bufera ci sono il sangue, la sofferenza fisica, il dolore. La
regia di Julia Ducournau è spietata, affonda nelle crepe del marmo, nella carne dei personaggi. Come
per i suoi due precedenti film, il corpo è centrale. Quello di Alpha inizia a provare desiderio e allo
stesso tempo sente dolore, ha paura degli aghi ma ne vede in continuazione, le manca il respiro,
trema.
La schiena di Amin si contorce in preda alle crisi di astinenza, la stessa schiena che diventata marmo
si sgretola e “sanguina” polvere rossa. Diventato marmo il corpo diventa pesante, tossicce polvere
bianca, stupefacenti gli effetti visivi e sonori che enfatizzano il passo e i respiri degli uomini-pietra.
Alpha non è un body horror come Titane, è un dramma esistenziale estremamente materico e
coinvolgente sul senso devastante di perdita.

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