di Lorenzo Dagradi
"L’arte della gioia" (2025), la nuova serie di Valeria Golino disponibile in esclusiva su Sky, è uno di quei rari esempi in cui la dimensione della serialità televisiva si intreccia indissolubilmente con quella cinematografica. Tratta dall’omonimo capolavoro di Goliarda Sapienza, la serie in sei episodi racconta la storia di Modesta (Tecla Insolia), una giovane nata nella rurale piana di Catania agli inizi del Novecento. Cresciuta nella povertà, Modesta sopravvive a una tragedia familiare e trova rifugio in un convento, dove intreccia un rapporto stretto e confidenziale con Leonora (Jasmine Trinca), badessa e madre superiora del monastero che la ospita. Modesta cresce, avvicinandosi al noviziato, ma per lei sembra impossibile rinunciare al desiderio, alla passione, e forse persino al peccato. Il suo legame con Madre Leonora diventa sempre più intenso e compromettente, tanto che, dopo un ulteriore tragico evento, la giovane viene allontanata e condotta via. Modesta viene accolta nella villa della Principessa Gaia Brandiforti (Valeria Bruni Tedeschi), dove comincia a muoversi con audacia tra le pressioni degli abitanti della tenuta. Con astuzia e inganno, Modesta diventa portavoce dell'amore libero, sfidando le convenzioni e i severi dettami del suo tempo. Riassumere la figura sfaccettata di Modesta sembra impossibile, eppure Valeria Golino riesce, con maestria, a trasformare l'universo letterario di Goliarda Sapienza in immagini. Sessualità, spiritualità e femminilità sono le tre dimensioni chiave del carattere di Modesta, un personaggio complesso e contemporaneo che esplora l'appropriazione del potere e della libertà in un'epoca storica in cui le donne erano relegate a ruoli marginali nella società. Eppure, sono proprio le donne a costituire il fulcro de L'arte della gioia. "Ho sempre rubato la mia parte di gioia", cita Modesta nel corso della serie. Questa idea incarna la sua forte autodeterminazione: la sua è una fame di vita, di piacere, di gioia, che si contrappone alla morale cattolica imposta da alcuni dei suoi interlocutori ("Loro volevano Dio, io volevo la vita", sempre citando la giovane). Modesta è una donna ribelle, priva di senso di colpa, che a volte assume tratti feroci, sfiorando perfino una spietatezza tangibile. Questo perché, come Modesta stessa afferma, è "stanca di fingere obbedienza, di sopportare che qualcuno disponga delle vite di tutti noi". Ma chi sono questi "altri"? Si riferisce forse alla Principessa Gaia, che governa a suo piacimento gli abitanti della casa? A Dio e alla sua morale, che soffocano il piacere e la dimensione erotica cui Modesta non riesce a rinunciare? Oppure alla vita stessa, al destino che l’universo sembra aver già deciso e scritto per lei? Modesta si ribella a tutte queste dinamiche. È una donna disobbediente, impegnata in una lotta continua verso l'ambizione, il desiderio di potenza e di potere, che spesso la porta a scontrarsi con chi si frappone come ostacolo nel suo cammino. Modesta è sicuramente un’antieroina, una figura che spesso esercita il controllo sulla propria condizione attraverso la sessualità (anche durante il suo noviziato, in un duello costante tra Eros ed Ethos). Infatti, il potere di Modesta non si fonda su un’etica; lei agisce con raziocinio e intelligenza, compiendo solo ciò che è necessario per raggiungere i suoi obiettivi. Fa ciò che le serve per adattarsi al presente in cui vive, investendo tutte le sue energie nella sua personale felicità. Una delle dinamiche più affascinanti della serie è il rapporto tra Modesta e la Principessa Gaia, due figure agli antipodi, ma al tempo stesso straordinariamente simili. La loro relazione è in continuo disequilibrio, da un lato svelando le verità e le menzogne di Modesta, dall'altro mettendo in luce le contraddizioni di Gaia (“Avrò il diritto di contraddirmi?” come lei stessa domanda). Gaia è un personaggio che richiama una certa tradizione ottocentesca, ma che si scontra violentemente con la realtà di un mondo in cambiamento, segnato dalla guerra e dalla rivoluzione culturale del periodo storico in cui vive. In questo senso, la Principessa rappresenta il tempo che sfiorisce, il tempo che se ne va. Al contrario, Modesta è la sua contrapposizione, in un contrasto costante e tangibile tra vita e morte, giovinezza e declino, passato e presente. La serie di Valeria Golino è un viaggio straordinario nell'opera di Goliarda Sapienza, con un cast eccezionale che dà anima e corpo ai suoi personaggi. La regia, curata da Golino e Nicolangelo Gelormini, è attenta e precisa, affiancata da una squadra di maestranze che contribuiscono a rendere questa produzione memorabile, con una colonna sonora inedita e particolarmente notevole. Le sei puntate di questa serie sono puro cinema, mettendo in luce un nuovo approccio italiano alla realizzazione delle serie TV, un sistema narrativo di ampio respiro che richiede un’analisi profonda delle storie e delle dinamiche, utilizzando un vero linguaggio cinematografico. Tra i recenti esempi di questo approccio, si segnalano Esterno Notte di Marco Bellocchio e Dostoevskij dei Fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo. Arrivati a questo punto, è necessario chiedersi: che cos’è davvero L’arte della gioia? Un titolo importante e complesso, come ammette la stessa Golino. Si tratta di una dimensione profondamente simbolica che racchiude il cuore dell’opera. La parola "arte" suggerisce che la gioia non è qualcosa di spontaneo o garantito, ma una conquista, una pratica, quasi un mestiere che richiede consapevolezza, forza e determinazione. La protagonista, Modesta, incarna perfettamente questa visione: non si accontenta dei ruoli imposti dalla società, dalla famiglia o dalla religione, ma costruisce attivamente la propria vita, guidata dal desiderio, dall'intelligenza e dalla libertà. In questo senso, la gioia non è solo piacere o felicità effimera, ma una forma di realizzazione personale, spesso raggiunta attraverso la ribellione, la sofferenza e la trasgressione. L’arte della gioia è, quindi, un insegnamento su come vivere pienamente, al di là delle regole, delle convenzioni e delle difficoltà, trasformando la propria esistenza in un atto creativo e libero, fatto di gioia del corpo, gioia del presente, gioia dell’essere.